A tu per tu con il Vangelo di Giovanni

Autrice: Anna Maffei
Prefazione: Paolo Ricca
Editore: Claudiana (Nov. 2021), Torino
Copertina flessibile: 236 pagine
ISBN-10: 8868983222
Prezzo: € 17,50

L’autrice – laureata in Lingue e Letterature straniere moderne presso l’Istituto Orientale di Napoli e in Teologia presso il Seminario Teologico Internazionale di Ruschlikon (CH), presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia dal 2004 al 2010 – è attualmente pastora della Chiesa Cristiana Evangelica Battista (UCEBI) di Milano via Pinamonte.

Dalla prefazione del pastore Paolo Ricca: “…se oggi incontrassi per strada l’apostolo Paolo, e riuscissi a parlare a lui, che ha capito Gesù meglio di chiunque altro, o l’apostolo Giovanni, autore, secondo la tradizione, del Quarto Evangelo, o Mosè, col quale Dio parlò faccia a faccia, o uno dei profeti dell’Antico Testamento, come mi rivolgerei a loro? Dando loro del “tu” o del “lei”? Buone ragioni militano a favore di entrambi i modi. A favore del “tu” si può addurre la grande familiarità alla quale ci ha abituati la lettura personale e comunitaria della Bibbia; quei personaggi sono i nostri compagni di viaggio in questa vita, ci guidano e aiutano a conoscere e capire qualcosa di Dio e di noi stessi, andando oltre le evidenze e le apparenze. Quindi ci sono effettivamente così familiari che sono diventati anche, col tempo, presenze interiori; non stanno solo fuori, accanto a noi, ma sono entrati dentro il nostro animo, tanto che ci succede di parlare con loro come se parlassimo con noi stessi, e viceversa. È chiaro che, in questo quadro, il “tu” diventa spontaneo e naturale, quasi istintivo. Il “lei” sembrerebbe una forzatura illogica e infondata.

D’altra parte, però, tra un profeta o un apostolo e noi c’è, lo sappiamo, una distanza infinita: non la distanza di epoche, culture, mentalità e altre ancora, – tutte profonde, ma relative e colmabili – bensì la distanza tra maestro e discepolo, tra i testimoni biblici, auricolari e oculari delle opere di Dio che, insieme formano la storia della salvezza, e noi che siamo solo gli araldi o messaggeri della loro testimonianza, la distanza tra loro che possono dire: “quel che abbiamo udito, quel che abbiamo veduto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita […], quel che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi” (I Giovanni 1:1 e 3), e noi, che queste cose non le possiamo dire, possiamo solo riferire e insegnare le cose che essi ci hanno fatto sapere, ricevendole da loro con immensa gratitudine, anche perché proprio alla loro testimonianza noi siamo in comunione con loro. Anna Maffei non ha esitato: nel suo libro sul Quarto Evangelo ha scelto il “tu” per rivolgersi a Giovanni…”.