Perché la nostra chiesa
“Io ho pietà di questa moltitudine; poiché già da tre giorni sta con me e non ha da mangiare. E se li rimando a casa digiuni, verranno meno per via; e ve n’hanno alcuni che son venuti da lontano. E i suoi discepoli gli risposero: Come si potrebbe mai saziarli di pane qui, in un deserto? Ed egli domandò loro: Quanti pani avete? Essi dissero: Sette. Ed egli ordinò alla folla di accomodarsi per terra; e prese i sette pani, dopo aver rese grazie, li spezzò e diede ai discepoli perché li ponessero dinanzi alla folla; ed essi li posero. Avevano anche alcuni pochi pescetti ed egli, fatta la benedizione, comandò di porre anche quelli dinanzi a loro. E mangiarono e furono saziati; e de’ pezzi avanzati si levarono sette panieri” Marco (8,2-8), si tratta di un miracolo che in forma meno eclatante, ma con una dinamica simile, succede regolarmente anche nella nostra chiesa. Tante volte abbiamo evidenziato l’attività dell’agape dove la contribuzione di ognuna/o realizza una sovrabbondanza di cibo che domenica per domenica non solo ci nutre di calorie, ma anche di buon umore. Ma oltre all’agape il miracolo si compie anche nella cura delle persone. La chiesa sente infatti “la pietà” per sofferenti e bisognosi. Trattasi del membro di chiesa che ha problemi di salute, o dei migranti in fuga da terre di violenza, o delle persone in cerca di gentilezza e comprensione, la chiesa offre accoglienza a molti afflitti e circonda con premuroso affetto le loro ferite. Le richieste che in tal senso le sono rivolte sono molteplici. E come i discepoli, non poche volte anche noi ci chiediamo, da dove prenderemo le forze, dato che quel che abbiamo a disposizione è ben poco. Ma poi nella condivisione del pastore con i/le diaconi/e e le sorelle e i fratelli di chiesa e con il sostegno della preghiera il miracolo si compie. Quei pesi che per uno da solo sono impossibili da portare diventano leggeri quando sono sostenuti da tante altre braccia, spalle, menti e cuori in un comune Spirito di cura per i bisognosi. Insieme riusciamo ad incontrare ed assistere, visitare e portare conforto e non poche volte anche offrire sostegno materiale.