La nostra storia

Nel 1923 venne fondato, dal Foreign Mission Board (Comitato Missioni Estere) della Southern Baptist Convention (Richmond, Virginia, Stati Uniti) e dall’UCEBI, in località Monte Mario, l’Istituto G.B. Taylor, prendendo il nome del pastore che ne aveva ispirato la realizzazione. Venne inaugurato come orfanotrofio maschile. Dopo la seconda guerra mondiale nel 1948, con il trasferimento in via delle Spighe n° 8, divenne orfanotrofio maschile e femminile, arrivando ad ospitare tra gli anni cinquanta e settanta oltre centoventi ragazze e ragazzi provenienti dalle aree più disagiate d’Italia. Il loro direttore era Vincenzo Veneziano. Accanto orfanotrofio, alla fine degli anni quaranta, fu costruito un nuovo fabbricato per ampliare l’attività dell’Istituto, al fine di aiutare gli anziani bisognosi. Tra l’edificio orfanotrofio e quello della casa di riposo sorsero i locali della Chiesa Battista di Centocelle.

Dai racconti, venati di nostalgia, degli ex ragazzi del Taylor, oggi genitori e nonni, si avverte il forte legame che quei ragazzi e quei giovani instaurarono tra di loro, con i luoghi della loro crescita adolescenziale, con il loro pastore W. D. Moore e con la consorte Alice Moore Direttrice del Taylor, sempre disponibili, pronti all’ascolto e ad accogliere i ragazzi per sostenerli nei momenti difficili e di disorientamento.

Ricordano le lunghe chiacchierate con MaryLu Moore, succeduta alla madre nella direzione del Taylor, che con accortezza materna guidava l’orfanotrofio e con pazienza gestiva le diatribe ed i conflitti tra i ragazzi. Per loro, l’incontro con la famiglia Moore ha segnato positivamente, la crescita personale e spirituale che spesso convogliava nella scelta di fede. Di Fatti ricordano, con nostalgia, i momenti di vita comune scanditi dal culto mattutino, dalla scuola, dal pranzo in comune, dallo svolgimento dei compiti, ai momenti di gioco.

“Come dimenticare le gite al mare a Santa Severa o in montagna ai Campi di Annibale e i bagni in piscina, tutti insieme, nei giorni della calura romana!”.

Una vita, segnata della lontananza dalla famiglia di nascita, dai luoghi di origine, in parte compensata dai momenti felici e intensi trascorsi insieme agli altri ragazzi. Erano anche i giorni in cui la chiesa convogliava le energie vitali dei giovani verso un’intensa e vivace partecipazione alla vita della comunità ecclesiale.

Un clima vivace connotato dalla partecipazione attiva e ricca di iniziative si concretizzò nella costituzione del “Coro giovanile” che sotto la guida di Dino Lanfranco allietò la comunità durante il culto, le occasioni o le manifestazioni importanti previste dal calendario liturgico e civile. Fu inoltre stimolata la nascita del “Gruppo teatro“ che guidato dall’anziano di chiesa Guido Saccomani mise in scena momenti di vita intima e sociale, il cui canovaccio aveva la finalità di rappresentare un percorso esistenziale che raccontava, attraverso una fase di crisi personale,la conversione di fede che culminava nell’accettazione della “Grazia Divina” come riscatto e rinnovamento della propria vita spirituale e sociale nel nome del Signore.

In quei giorni si formò un nutrito e vivace “Gruppo Giovanile Battista” che accogliendo anche ragazzi di altre comunità romane ed italiane intraprese numerose iniziative per promuovere la partecipazione e l’aperto e vivace confronto su temi teologici, spirituali, sociali e politici. L’attenzione al mondo sociale e politico del territorio e del nostro paese è una caratteristica costante che sostanziò e sostanzia la vita e le scelte della comunità ecclesiale della Chiesa Battista di Roma Centocelle, soprattutto negli anni sessanta e settanta. Di fatti erano gli anni della contestazione giovanile, le idee giravano e coinvolgevano sia i giovani della chiesa che i ragazzi e gli educatori dell’orfanotrofio che a breve, per via delle conquiste sociali e culturali, si sarebbe trasformato in comunità educativa, sotto la guida della direttrice Alice Moore.

In quasi mezzo secolo di vita della chiesa si sono succeduti diversi pastori nelle conduzione della comunità: Angelo Chiarelli, Blasco Ramirez, Silvia Rapisarda ed Hebert Anders. Ognuno di loro ha coordinato la vita della comunità secondo il proprio stile personale influenzato dalla formazione teologica, dalle caratteristiche e dalla sensibilità personali contribuendo in modo dialettico a favorire la crescita della chiesa e a condividerne le scelte tenendo conto delle caratteristiche peculiari dei suoi membri e del contesto storico e sociale in cui essa ha operato ed opera.